

La norma c’è. Ma servono pratiche concrete per darle vita.
Riflessioni (critiche e operative) sulla ISO 56000 e sull’arte di innovare senza perdersi nei manuali
Norme
ISO 56000
Tutti parlano di innovazione. Pochi la gestiscono davvero. La ISO 56000 può essere un punto di partenza. Ma serve un sistema concreto, non solo un riferimento teorico.
Innovare con metodo. Non solo con buone intenzioni.
Tutti parlano di innovazione.
Pochi la gestiscono davvero.
E pochissimi sanno che esiste una norma internazionale pensata proprio per questo: la ISO 56000.
No, non è un documento tecnico da lasciare agli standardisti.
È una cornice utile per dare struttura, linguaggio e direzione all’innovazione in azienda.
Ma c’è un problema:
capire non significa saper fare.
E la norma — per quanto ben scritta — non ti accompagna nell’esperienza.

Di cosa parla (davvero) la ISO 56000
La ISO 56000 non è un’unica norma, ma una famiglia di linee guida pensate per rendere l’innovazione un processo sistemico e gestibile.
La serie parte da una definizione chiave:
Innovazione = qualcosa di nuovo o modificato che crea o redistribuisce valore.
Attorno a questo principio, costruisce un quadro fatto di 10 sezioni fondamentali.
Ecco le più rilevanti, in sintesi:
• Contesto e leadership → collega l’innovazione alla strategia, alla cultura e alla governance.
• Pianificazione e risorse → definisce cosa serve per innovare: competenze, strumenti, visione.
• Processi di innovazione → struttura attività come ricerca, ideazione, validazione e sviluppo.
• Collaborazione e stakeholder → chiarisce come coinvolgere le parti interessate (ISO 56003).
• Intelligenza strategica → invita a raccogliere segnali, trend e insight (ISO 56006).
• Proprietà intellettuale e valutazione → suggerisce come proteggere e misurare l’innovazione.
È un corpo normativo solido, coerente, utile.
Ma da solo non basta a generare impatto.


Un quadro teorico utile, ma distante
Il limite è evidente:
la norma ti orienta ma non ti accompagna.
Non ti dice:
• quando usare un workshop strategico,
• come far emergere un’opportunità nascosta in una riunione,
• in che modo costruire fiducia tra partner che non si parlano.
E questo è un punto critico per chi lavora davvero sul campo.
Perché solo l’esperienza ti permette di tradurre la teoria in azione,
e di capire che tra sapere cosa fare e riuscirci, c’è il lavoro vero.
Quando la ISO può diventare davvero utile
La ISO 56000 e le sue sorelle diventano risorse preziose quando:
• vuoi costruire un sistema interno di gestione dell’innovazione (anche semplice);
• devi portare chiarezza e linguaggio condiviso tra team, ruoli o partner;
• hai bisogno di uno scheletro su cui innestare strumenti e pratiche più agili;
• ti serve giustificare e formalizzare l’approccio con stakeholder interni o esterni.
In questi casi, la norma è una cornice utile da riempire con strumenti concreti.
Quando invece è meglio lasciarla sullo sfondo
Se stai lavorando su un’idea incerta, un team giovane o un contesto caotico,
applicare tutto il sistema ISO può diventare controproducente.
Meglio partire da:
• problemi reali,
• dinamiche relazionali,
• piccoli cicli di apprendimento.
Solo dopo — eventualmente — potrai integrare le logiche della norma, a posteriori, per dare struttura e continuità.

Come la uso (e la adatto)
Nel mio lavoro, la ISO 56000 è spesso lo sfondo invisibile.
Uso le sue categorie per orientare,
ma semplifico, traduco, taglio e ricombino a seconda del contesto.
Uso il pensiero visivo per allineare,
la facilitazione per far emergere gli insight nascosti,
la progettazione per dare forma a decisioni, scelte, azioni.
Il punto non è “applicare la norma”.
È costruire un sistema che funziona davvero — in quella realtà, con quelle persone.
La norma può essere un inizio.
Ma il sistema lo costruisci vivendo l’innovazione.
Conoscere la ISO 56000 aiuta a orientarsi.
Ma solo l’esperienza aiuta a prendere decisioni, regolare il ritmo, fare ordine nel caos.
Un sistema non si applica.
Si costruisce, si testa, si evolve. Insieme.
E l’innovazione, quando accade davvero, non è un manuale.
È una pratica viva.
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Facilitazione
Le decisioni complesse non si risolvono a parole. Per capire insieme e scegliere meglio, serve prima vedere.

Serve un nuovo modo di decidere nei team
Decisioni
Perché tanti team sprecano tempo a decidere? Un nuovo approccio per scegliere meglio, più in fretta e senza confusione.
FAQ
01
Con che tipo di aziende lavori?
02
Posso contattarti anche solo per un confronto iniziale?
03
In che situazioni intervieni di solito?
04
Che ruolo hai nei progetti?
05
Usi un metodo fisso o ti adatti al contesto?
06
Quanto dura un progetto tipo?
07
Cosa ottengono i team che lavorano con te?
08
Cosa ti differenzia da altri consulenti o facilitatori?


La norma c’è. Ma servono pratiche concrete per darle vita.
Riflessioni (critiche e operative) sulla ISO 56000 e sull’arte di innovare senza perdersi nei manuali
Norme
ISO 56000
Tutti parlano di innovazione. Pochi la gestiscono davvero. La ISO 56000 può essere un punto di partenza. Ma serve un sistema concreto, non solo un riferimento teorico.
Innovare con metodo. Non solo con buone intenzioni.
Tutti parlano di innovazione.
Pochi la gestiscono davvero.
E pochissimi sanno che esiste una norma internazionale pensata proprio per questo: la ISO 56000.
No, non è un documento tecnico da lasciare agli standardisti.
È una cornice utile per dare struttura, linguaggio e direzione all’innovazione in azienda.
Ma c’è un problema:
capire non significa saper fare.
E la norma — per quanto ben scritta — non ti accompagna nell’esperienza.

Di cosa parla (davvero) la ISO 56000
La ISO 56000 non è un’unica norma, ma una famiglia di linee guida pensate per rendere l’innovazione un processo sistemico e gestibile.
La serie parte da una definizione chiave:
Innovazione = qualcosa di nuovo o modificato che crea o redistribuisce valore.
Attorno a questo principio, costruisce un quadro fatto di 10 sezioni fondamentali.
Ecco le più rilevanti, in sintesi:
• Contesto e leadership → collega l’innovazione alla strategia, alla cultura e alla governance.
• Pianificazione e risorse → definisce cosa serve per innovare: competenze, strumenti, visione.
• Processi di innovazione → struttura attività come ricerca, ideazione, validazione e sviluppo.
• Collaborazione e stakeholder → chiarisce come coinvolgere le parti interessate (ISO 56003).
• Intelligenza strategica → invita a raccogliere segnali, trend e insight (ISO 56006).
• Proprietà intellettuale e valutazione → suggerisce come proteggere e misurare l’innovazione.
È un corpo normativo solido, coerente, utile.
Ma da solo non basta a generare impatto.


Un quadro teorico utile, ma distante
Il limite è evidente:
la norma ti orienta ma non ti accompagna.
Non ti dice:
• quando usare un workshop strategico,
• come far emergere un’opportunità nascosta in una riunione,
• in che modo costruire fiducia tra partner che non si parlano.
E questo è un punto critico per chi lavora davvero sul campo.
Perché solo l’esperienza ti permette di tradurre la teoria in azione,
e di capire che tra sapere cosa fare e riuscirci, c’è il lavoro vero.
Quando la ISO può diventare davvero utile
La ISO 56000 e le sue sorelle diventano risorse preziose quando:
• vuoi costruire un sistema interno di gestione dell’innovazione (anche semplice);
• devi portare chiarezza e linguaggio condiviso tra team, ruoli o partner;
• hai bisogno di uno scheletro su cui innestare strumenti e pratiche più agili;
• ti serve giustificare e formalizzare l’approccio con stakeholder interni o esterni.
In questi casi, la norma è una cornice utile da riempire con strumenti concreti.
Quando invece è meglio lasciarla sullo sfondo
Se stai lavorando su un’idea incerta, un team giovane o un contesto caotico,
applicare tutto il sistema ISO può diventare controproducente.
Meglio partire da:
• problemi reali,
• dinamiche relazionali,
• piccoli cicli di apprendimento.
Solo dopo — eventualmente — potrai integrare le logiche della norma, a posteriori, per dare struttura e continuità.

Come la uso (e la adatto)
Nel mio lavoro, la ISO 56000 è spesso lo sfondo invisibile.
Uso le sue categorie per orientare,
ma semplifico, traduco, taglio e ricombino a seconda del contesto.
Uso il pensiero visivo per allineare,
la facilitazione per far emergere gli insight nascosti,
la progettazione per dare forma a decisioni, scelte, azioni.
Il punto non è “applicare la norma”.
È costruire un sistema che funziona davvero — in quella realtà, con quelle persone.
La norma può essere un inizio.
Ma il sistema lo costruisci vivendo l’innovazione.
Conoscere la ISO 56000 aiuta a orientarsi.
Ma solo l’esperienza aiuta a prendere decisioni, regolare il ritmo, fare ordine nel caos.
Un sistema non si applica.
Si costruisce, si testa, si evolve. Insieme.
E l’innovazione, quando accade davvero, non è un manuale.
È una pratica viva.
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Le decisioni complesse non si risolvono a parole. Per capire insieme e scegliere meglio, serve prima vedere.

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Perché tanti team sprecano tempo a decidere? Un nuovo approccio per scegliere meglio, più in fretta e senza confusione.
FAQ
01
Con che tipo di aziende lavori?
02
Posso contattarti anche solo per un confronto iniziale?
03
In che situazioni intervieni di solito?
04
Che ruolo hai nei progetti?
05
Usi un metodo fisso o ti adatti al contesto?
06
Quanto dura un progetto tipo?
07
Cosa ottengono i team che lavorano con te?
08
Cosa ti differenzia da altri consulenti o facilitatori?


La norma c’è. Ma servono pratiche concrete per darle vita.
Riflessioni (critiche e operative) sulla ISO 56000 e sull’arte di innovare senza perdersi nei manuali
Norme
ISO 56000
Tutti parlano di innovazione. Pochi la gestiscono davvero. La ISO 56000 può essere un punto di partenza. Ma serve un sistema concreto, non solo un riferimento teorico.
Innovare con metodo. Non solo con buone intenzioni.
Tutti parlano di innovazione.
Pochi la gestiscono davvero.
E pochissimi sanno che esiste una norma internazionale pensata proprio per questo: la ISO 56000.
No, non è un documento tecnico da lasciare agli standardisti.
È una cornice utile per dare struttura, linguaggio e direzione all’innovazione in azienda.
Ma c’è un problema:
capire non significa saper fare.
E la norma — per quanto ben scritta — non ti accompagna nell’esperienza.

Di cosa parla (davvero) la ISO 56000
La ISO 56000 non è un’unica norma, ma una famiglia di linee guida pensate per rendere l’innovazione un processo sistemico e gestibile.
La serie parte da una definizione chiave:
Innovazione = qualcosa di nuovo o modificato che crea o redistribuisce valore.
Attorno a questo principio, costruisce un quadro fatto di 10 sezioni fondamentali.
Ecco le più rilevanti, in sintesi:
• Contesto e leadership → collega l’innovazione alla strategia, alla cultura e alla governance.
• Pianificazione e risorse → definisce cosa serve per innovare: competenze, strumenti, visione.
• Processi di innovazione → struttura attività come ricerca, ideazione, validazione e sviluppo.
• Collaborazione e stakeholder → chiarisce come coinvolgere le parti interessate (ISO 56003).
• Intelligenza strategica → invita a raccogliere segnali, trend e insight (ISO 56006).
• Proprietà intellettuale e valutazione → suggerisce come proteggere e misurare l’innovazione.
È un corpo normativo solido, coerente, utile.
Ma da solo non basta a generare impatto.


Un quadro teorico utile, ma distante
Il limite è evidente:
la norma ti orienta ma non ti accompagna.
Non ti dice:
• quando usare un workshop strategico,
• come far emergere un’opportunità nascosta in una riunione,
• in che modo costruire fiducia tra partner che non si parlano.
E questo è un punto critico per chi lavora davvero sul campo.
Perché solo l’esperienza ti permette di tradurre la teoria in azione,
e di capire che tra sapere cosa fare e riuscirci, c’è il lavoro vero.
Quando la ISO può diventare davvero utile
La ISO 56000 e le sue sorelle diventano risorse preziose quando:
• vuoi costruire un sistema interno di gestione dell’innovazione (anche semplice);
• devi portare chiarezza e linguaggio condiviso tra team, ruoli o partner;
• hai bisogno di uno scheletro su cui innestare strumenti e pratiche più agili;
• ti serve giustificare e formalizzare l’approccio con stakeholder interni o esterni.
In questi casi, la norma è una cornice utile da riempire con strumenti concreti.
Quando invece è meglio lasciarla sullo sfondo
Se stai lavorando su un’idea incerta, un team giovane o un contesto caotico,
applicare tutto il sistema ISO può diventare controproducente.
Meglio partire da:
• problemi reali,
• dinamiche relazionali,
• piccoli cicli di apprendimento.
Solo dopo — eventualmente — potrai integrare le logiche della norma, a posteriori, per dare struttura e continuità.

Come la uso (e la adatto)
Nel mio lavoro, la ISO 56000 è spesso lo sfondo invisibile.
Uso le sue categorie per orientare,
ma semplifico, traduco, taglio e ricombino a seconda del contesto.
Uso il pensiero visivo per allineare,
la facilitazione per far emergere gli insight nascosti,
la progettazione per dare forma a decisioni, scelte, azioni.
Il punto non è “applicare la norma”.
È costruire un sistema che funziona davvero — in quella realtà, con quelle persone.
La norma può essere un inizio.
Ma il sistema lo costruisci vivendo l’innovazione.
Conoscere la ISO 56000 aiuta a orientarsi.
Ma solo l’esperienza aiuta a prendere decisioni, regolare il ritmo, fare ordine nel caos.
Un sistema non si applica.
Si costruisce, si testa, si evolve. Insieme.
E l’innovazione, quando accade davvero, non è un manuale.
È una pratica viva.
Ti potrebbero interessare

Decisioni Visive: fare chiarezza per agire meglio
Facilitazione
Le decisioni complesse non si risolvono a parole. Per capire insieme e scegliere meglio, serve prima vedere.

Serve un nuovo modo di decidere nei team
Decisioni
Perché tanti team sprecano tempo a decidere? Un nuovo approccio per scegliere meglio, più in fretta e senza confusione.
FAQ